In diverse aree urbane si prevede di mettere al bando nei prossimi anni anche i veicoli diesel più efficienti. Intanto già ora crollano le vendite.
L’era dell’auto diesel si sta avviando verso la fine?
In molti se lo chiedono, tra bandi alla circolazione in molte città e regole europee sempre più severe per quanto riguarda le emissioni inquinanti dei veicoli.
Nel suo rapporto statistico 2019, FuelsEurope evidenzia che dal 2017 si sta lentamente invertendo quella tendenza all’aumento dei consumi di gasolio che ha caratterizzato i trasporti su strada nei due decenni passati. Anche perché, chiarisce il documento, alcuni paesi stanno modificando progressivamente la tassazione con l’obiettivo di pareggiare la fiscalità tra i due combustibili.
Certo il peso del diesel resta elevato in confronto alla benzina: in Italia nel 2018 il gasolio ha coperto il 77% della domanda totale di entrambi i carburanti, contro il 23% della benzina.
Ma le vendite di veicoli diesel in Italia stanno crollando, come confermano gli ultimi dati disponibili sulle nuove immatricolazioni nel nostro paese.
Ad aprile, infatti, le vetture a gasolio hanno segnato un -22% rispetto allo stesso mese del 2018, mentre quelle a benzina sono cresciute del 32% tanto da diventare la prima alimentazione nel mix complessivo, con una quota di mercato del 45% circa.
D’altronde, da Roma a Milano, passando per molte altre realtà soprattutto nel bacino padano, sono sempre di più le aree urbane che hanno pianificato (o stanno pianificando) di bandire gradualmente l’uso di auto con motori a combustione interna, partendo da quelle più vecchie di classe Euro 1-2 e così via.
Milano di recente ha introdotto l’Area B che include la maggior parte del tessuto cittadino del capoluogo lombardo: si punta a eliminare del tutto i diesel entro una decina d’anni. Dal primo ottobre 2030, infatti, non potranno circolare più nemmeno le vetture a gasolio di categoria Euro 6 D, quella più efficiente nell’ambito di questa motorizzazione.
E qui è bene ricordare che i motori diesel Euro 6 non sono tutti uguali: solo quelli accompagnati dalla lettera D sono stati omologati con le regole Ue più stringenti sui metodi per misurare le emissioni degli ossidi d’azoto (NOx), con una differenza tra valori rilevati in laboratorio/su strada che per le nuove omologazioni da gennaio 2020 non potrà superare il 50%; intanto la classe “cuscinetto” D-temp prevede un margine di tolleranza più ampio (110%).
In sostanza, chi pensa di acquistare una nuova auto diesel deve considerare sempre più elementi che potrebbero fargli cambiare idea e rinunciare al gasolio: dove vive e che utilizzo prevalente fa dell’auto, la classe di omologazione, quanto tempo pensa di tenere la vettura prima di cambiarla o rivenderla, l’uscita sul mercato di modelli con tecnologie più efficienti e meno inquinanti del gasolio, ad esempio un ibrido benzina/elettrico che potrebbe essere una buona soluzione “ponte” verso l’elettrico puro.
Ma il tema essenziale è che andrebbe ripensata l’intera mobilità soprattutto nei centri urbani, puntando con molta più convinzione sui trasporti pubblici, sui percorsi pedonali/ciclabili, sul car-sharing.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il più possibile l’utilizzo dell’auto privata per gli spostamenti quotidiani, anche perché nemmeno l’auto elettrica, da sola (e figuriamoci l’auto a benzina o ibrida), può essere la panacea con cui risolvere tutti i problemi cittadini di traffico e inquinamento, senza una pianificazione urbanistica a 360 gradi orientata alla sostenibilità ambientale.
Fonte: Qualenergia.it